lunedì 4 giugno 2012

Una biblioteca di poche parole

Una grande platea di posti a sedere, solitamente coperta da un tappeto di bionde indistinguibili l'una dall'altra, e come palcoscenico la strada col suo via vai; tutt'attorno due balconate scoperte, e una terza coperta, ancora più in alto. Funziona così a prima vista la moderna biblioteca della School of Business, Echonomics and Law, un posto dove se l'intensità dello studio corrispondesse al livello di silenzio si potrebbero scrivere trattati. Una rigorosa separazione governa il girone basso rispetto a quelli superiori: solo in questi ultimi è consentito l'accesso con il computer; il cicalio delle dita sulla tastiera è un rumore già abbastanza forte da andare isolato (di teatrale c'è anche l'acustica). La concorrenza per guadagnare un posto di solito non manca, come pure il metodo disciplinato per assentarsi senza perderlo: un disco orario in forma di cartoncino (naturalmente bilingue) è la risposta all'italico stile preventivo di prenotare posti a tempo indeterminato parcheggiando libri e quant'altro adatto a marcare il territorio; qui, è la pausa a valere come eccezione: passata al massimo un'ora il diritto al posto diventa realtà; che poi la cortesia faccia spesso chiudere un occhio è un altro discorso (molto silenzioso, ovviamente); che il sonno ogni tanto ne faccia chiudere pure due, anche. E' pur sempre un diritto; è il diritto.

Nessun commento:

Posta un commento