venerdì 22 giugno 2012

Solo fortuna?

In tempi di scommesse forsennate esiste comunque un modo fruttuoso e onesto per giocare. E si vince sicuro.
Il dipartimento di economia dell'Università di Göteborg promuove degli esperimenti in laboratorio cui è possibile partecipare in cambio di denaro, pulito e contante. Essere pagati per giocare, niente di più, niente di meno. Con un certo senso di incredulità ci si ritrova al quarto piano della facoltà, davanti al responsabile che, fatto l'appello, distribuisce i posti: una decina di banchi con computer, ognuno circondato per tre quarti da paraventi di legno; praticamente, una cabina elettorale versione cabrio. Che cosa sia richiesto di fare resta un totale mistero fino alla consegna di qualche foglio: una lotteria, ecco quanto. In base al numero estratto da un dado virtuale si perdono o guadagnano punti; è questione di probabilità e fortuna azzeccare la puntata giusta; alcuni numeri sono comuni a tutti i concorrenti, altri sono personali; secondo il primo schema di gioco, solo in un'eventualità su sei è prevista la vincita, ma molto alta; in un altro caso, la posta in gioco è media, e si ha la metà delle probabilità di vincere come di perdere; infine, è possibile puntare sul poco ma buono, laddove in cinque casi su sei il punteggio sarà positivo.
Converrà scommettere più sulle estrazioni con i numeri in comune o seguire comportamenti più egoistici? Tenere conto delle manches sfortunate e rilanciare, o attendere che eventualità positive e negative si riequilibrino? Azzardare ogni tanto il colpo grosso o mantenere livelli costanti di introiti e sopportare il rischio di qualche sciagurata uscita? Mantenere la stessa strategia con pazienza o vivere di genio e sregolatezza? L'adattamento ai meccanismi del gioco richiede un certo tempo al giocatore ancora inesperto, e comunque l'impressione non è di averlo dominato. Tanta analisi dei flussi di gioco porta per la prima volta 134 corone guadagnate.
I partecipanti sono in tutto una decina. Alberto è uno di questi. Originario di Vicenza, vive a tempo pieno a Göteborg; qui è iscritto alla facoltà di ingegneria, corso di programmazione. La decisione di abbandonare l'Italia non è recente: è all'epoca il primo della sua scuola a finire gli esami di maturità; il giorno immediatamente successivo lo aspetta un aereo per il Canada, dove rimarrà impiegato per due anni come traduttore di videogiochi dall'inglese all'italiano. Quando ormai una buona abnegazione sul lavoro lo avvicina alla promozione negli Stati Uniti, viene invece tagliato fuori dalla dirigente del gruppo, per averle una volta sollevato un'obiezione, a dispetto dei giudizi positivi degli altri colleghi. Trasferitosi in Irlanda, lavora un anno al supporto tecnico presso una compagnia di computer. In seguito, ecco l'arrivo in Svezia alla ricerca di un titolo universitario in inglese. Vera passione, con la speranza di farne qualcosa in più, la fotografia; destinazione da tempo sognata, la Nuova Zelanda. Alberto non si interessa di calcio e non seguirà la Nazionale. Non è al suo primo esperimento; gioca prendendo decisioni risolute e rapide, e punta al massimo. Per la seconda volta, sono 340 le corone guadagnate.

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