Non c'è una strada principale, tantomeno esistono indirizzi e
numeri civici, solo un tracciato talvolta appena accennato che magari
si va a perdere sul prato dell'ultima casa; a ogni casa il suo ampio
giardino a prato inglese, a ogni giardino i suoi fiori (colorati di
tanto in tanto come la bandiera svedese) con concessioni
all'artigianato domestico (vasi, buchette per la posta, e... bandiere
svedesi), e poi a scelta un affaccio sul mare o per altro verso
addirittura su un campo da tennis più performante di Wimbledon o
perché no su quello da calcetto (la pista di sci probabilmente è
chiusa per manutenzione). In tutto non più di cento persone; non più
di quindici quelle incrociate lungo la via nelle due ore abbondanti
di perlustrazione, bebé e cane da passeggio inclusi.
Non polizia, ma non per questo assenza di pericolo: cosa può
succedere infatti a voler raggiungere un modestissimo punto
panoramico, se in cima si scoprono giacervi tre uova piuttosto
grosse, tra il verde e il giallo a macchie irregolari marroni? Che
nel giro di non più di tre secondi inizierà a volteggiare in aria
un gabbiano mai grande quanto in quel momento, che il secondo
successivo avrà già richiamato a sé ampi rinforzi, pronti a
planare all'attacco secondo traiettorie incrociate in un
bombardamento di avvertimenti acustici. Che negli ulteriori cinque
secondi la fuga sarà già compiuta.Non una piazza, neanche un angolo per la più imprevista delle pipì, nessun negozio, né un classico luogo pubblico perché tutto è già per tutti; una bacheca di avvisi e proposte, questa sì, senza dubbio l'antesignana di facebook. E un paio di misteri: palloncini bianchi a segnare un ignoto percorso fin verso a un approdo sul mare, e un'unica (arrugginita) indicazione "stradale": telefono-telegrafo. In mancanza di un ufficio informazioni o dell'equivalente capannello di vecchi spettegolatori, la risposta (anzi, due) si trova ai margini di un su e giù qualsiasi: a preparare un giardino stanno madre e figlia, nipoti... di colei che fino agli anni Settanta, proprio nella casa attigua, deteneva l'unico telefono dell'isola, cui chiunque si poteva rivolgere semplicemente bussando a uno sportello di legno; qualche attimo d'attesa per essere messi in comunicazione, in diretta da quella che oggi non è altro più che una sala da pranzo verandata. Forse solo qualche giorno fa si sarebbe faticato a trovare la linea libera: a Köpstadsö, un matrimonio non è fatto quotidiano; ma il ricordo resta almeno il tempo che dei palloncini si sgonfino.
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